LA DIGESTIONE E L’ AYURVEDA
LA DIGESTIONE SECONDO L’AYURVEDA
Il fuoco digestivo « agni » ( https://www.ayurvedanice.com/it/agni-fuoco-digestivo/) è responsabile di tutti i processi di trasformazione del cibo in sostanze nutrienti e materiali di rifiuto, dal suo buon funzionamento dipende la formazione, il nutrimento e l’equilibrio dei dosha (costituenti corporei), dei dhatu (tessuti), dei mala (scarti) e dei cinque elementi presenti nel corpo. In Ayurveda si dà molta importanza al buon funzionamento della digestione perché è un fattore basilare per il mantenimento della buona salute, il cibo di cui si nutre una persona può anche essere della migliore qualità e il più adatto, ma se non viene digerito bene può risultare dannoso.
Quando nei testi ayurvedici antichi si parla di fuoco digestivo, gli autori intendevano le funzioni fisiologiche che letteralmente « cuociono » il cibo e lo scompongono per prepararlo alla conseguente assimilazione. Il concetto di agni include quindi la secrezione e l’azione sul bolo alimentare dell’acido cloridrico, degli enzimi intestinali, degli acidi e degli alcali biliari. Secondo l’Ayurveda nel corpo esistono tredici tipi di agni di cui il più importante è jatharagni che si trova nello stomaco e digerisce il cibo; in sanscrito jathar significa stomaco, agni significa fuoco, per cui jatharagni é il fuoco dello stomaco. Gli altri fuochi digestivi trasformano le sostanze nutrienti estratte dal cibo nei vari tessuti corporei (Dathu), tutti i fuochi presenti nel corpo possono essere intesi come l’azione di differenti tipi di enzimi digestivi.
Una buona digestione è di vitale importanza per la salute. Per goderne occorre comprendere i propri processi digestivi e mangiare in base al proprio agni, cioè in base alla propria capacità digestiva. L’alternativa – l’indigestione o la digestione incompleta.
In genere pensiamo ai nostri organi della digestione solo quando proviamo fastidio. Per mezzo della digestione il corpo “cuoce” o trasforma il cibo in modo da poterlo assorbire. Se si digerisce completamente il cibo, questo viene assorbito dal corpo, e impiegato poi nella formazione di tessuti forti e sani.
La capacità digestiva è legata alla forza di agni. Una cattiva digestione provoca cattivo assorbimento e l’assorbimento di prodotti non digeriti o incompatibili che sfociano in tossine, canali intasati, tessuti insufficienti e dosha disturbati. Un’indicazione di cattivo assorbimento sono le impronte dei denti sui lati della lingua.
La digestione corporea ha inizio nella bocca. Il cibo stimola le papille gustative e i recettori olfattivi. Tramite il cervello, queste percezioni influenzano la quantità e il tipo di succhi digestivi (agni) secreti nello stomaco e nell’intestino tenue. La dissoluzione del cibo inizia con la masticazione che mescola gli alimenti ingeriti con la saliva. Un boccone succoso favorisce tale operazione: più le particelle sono piccole, e più aumenta la superficie del cibo che permette ai fluidi digestivi di agire su di esse in maniera più efficace.
La prima fase della digestione è legata a kapha, e il cibo masticato si accompagna al gusto dolce.
Lo stomaco mescola il cibo con gli enzimi digestivi (agni) e con l’acido cloridrico, che è in grado di bruciare il “fuoco” della digestione.
A questo punto entra in azione jatharagni, che trasforma ciò che era esterno in qualcosa che è parte integrante della persona. La durata della permanenza del cibo nello stomaco dipende da ciascun individuo, dalla natura e dalla quantità di cibo ingerito.
Negli intestini, la bile e gli altri enzimi della digestione (agni) continuano il processo, trasformando il cibo e preparandolo per l’assorbimento. Se l’assorbimento è danneggiato non si ottengono dal cibo tutte le sostanze nutritive o quelle integrative.
La digestione nello stomaco e nell’intestino è associata a pitta e ai gusti aspro e salato.
Il colon continua il processo di assorbimento, in particolare dell’acqua, del calcio e di altri minerali. Secondo l’Ayurveda, il colon assorbe prana, la forza vitale, che si ricava dal respiro e dal cibo. Il prana ricavato dal cibo fornisce al corpo una scorta a lungo termine di questa importante energia vitale(prana). Se si mangiano cibi con prana insufficiente (per esempio alimenti stantii o troppo trattati) o se la capacità del colon di assorbire prana ha subito danni (esempio a causa di flatulenza oppure a canali intasati), la vitalità potrebbe calare e provocare di conseguenza un senso di affaticamento.
Le fasi finali della digestione sono associate a vata e ai gusti amaro e astringente.
L’eliminazione regolare e completa delle feci è l’ultima parte del processo digestivo e prepara l’organismo a ulteriori riserve di sostanze nutritive.
Fonte:AumShanti